© Progressisti per Monfalcone
Vivere la città - i temi
Cultura
Sanità
Partiamo da una considerazione preliminare: Monfalcone ha contenuti da vendere (o, per meglio dire, che può vendere). I punti di forza caratterizzanti sono:
1. una storia sociale e industriale archetipo da studiare e valutare (nonostante il fatto che spesso noi “locali” tendiamo a sottostimare la portata del nostro modello di sviuppo, si vedano ad esempio i flussi migra-tori del passato e quelli attuali)
2. una centralità territoriale
3. una specificità storica basata sul multiculturalismo, sia pure caratterizzato dal profilo “popolare” e piccolo-borghese e non dalle dinastie o dalle personalità dominanti, che comunque ci sono state.
4. una spiccata peculiarità derivante dalla posizione (storia geopolitica, storia sociale, sviluppo economico, sviluppo del territorio)
5. una condizione geografica e geologica unica a livello regionale (punto geografico di incontro tra l’habitat lagunare, il Carso, il mare, la costa rocciosa e la costa sabbiosa, la foce dell’Isonzo e la fascia delle risorgive)
L’analisi “operati-va” deve prevedere un progetto complessivo e pluriennale che tenga conto delle attività in essere e in programma (vedi corpi intermedi, associazioni, consulta, scuole, etc.) degli spazi e delle strutture a di-sposizione, di uno o più percorsi tematici che servano da filo conduttore, della multiculturalità, delle finalità, delle diverse categorie di fruitori (anziani, giovani, studenti, etc.). Vale ricordare che in qualsiasi organizzazione umana, quando pensiamo a un possibile futuro, la novità più eclatante deve prevede-re la centralità della cultura. Ricordava Fiorenzo Alfieri, pedagogo, che “è sbagliato considerare la cultura un lusso da tempi di vacche grasse. È la cultura la sola capace di produrre contestualmente bellezza e ric-hezza. Ma questo è possibile solo se le ini-ziative culturali sono inquadrate in una stra-tegia di sviluppo complessivo che dia loro giustificazioni e prospettive”. (Cfr. “La città che non c’era”, Fiorenzo Alfieri)
Dunque, una cultura che deve essere con-temporaneamente fine e mezzo. Fine come arricchimento personale e sociale, mezzo come strumento per costruire una collettività consa-pevole e aperta. “Il pluralismo, infatti, incoraggia (…) l’innovazione” permettendo il cambiamento rispetto “alla realtà scontata del tradizionale status quo” (“La realtà come costruzione sociale”, Berger e Luckmann) per costruire un progresso condiviso, votato all’innovazione e al rispetto dei valori comuni.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute è definita come lo “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale” e non solo come la “semplice assenza di malattia”. Ciò definisce con precisione le linee guida che l’azione amministrativa dovrebbe assumere come fondamento di ogni decisione.
Parallelamente, la protezione delle persone più deboli deve essere una priorità assoluta. Da tale considerazione preliminare deriva tutto il seguito come logica conseguenza, nella consapevolezza che, commisurando la qualità del servizio sanitario sulle necessità dei più esposti, automaticamente possiamo considerare di ottenere un eccellente livello di servizio per tutti.
Dal punto di vista operativo, è necessario considerare che la sanità non può estinguersi nei servizi erogati dall’ospedale, non escludendo comunque che il Comune deve fare ogni sforzo per potenziare il nosocomio cittadino.
In particolare, è necessario che la sanità sia maggiormente declinata sul territorio favorendo un’assistenza capillare, incentivando la formazione di associazioni tra medici con specialità diverse, ipotizzando centri di prossimità dislocati e attrezzati anche per l’assistenza sociale e il supporto alle classi più deboli, fornendo sostegno e supporto e mitigando le difficoltà di mobilità di alcune categorie sociali.
Monfalcone è caratterizzata da una realtà demografica multietnica e variegata, da una componente operaia numerosa e da un sistema di rioni che identificano piccole comunità. In simili contesti possono trovare applicazione alcuni suggerimenti avanzati dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), ente pubblico preposto a “fronteggiare le sfide sanitarie delle popolazioni più vulnerabili, attraverso un approccio transculturale”. L’obiettivo strategico è quello di sviluppare sistemi innovativi per contrastare le disuguaglianze nell’ambito della salute, rendere più agevole l’accesso al SSN per i gruppi sociali più svantaggiati e assicurare un alto livello di qualità delle prestazioni fornite in particolare attraverso il sostegno della Sanità Pubblica di Prossimità (SPP) secondo i principi di eguaglianza, imparzialità, continuità, partecipazione, efficienza ed efficacia, transdisciplinarietà e transculturalità.
Da questo punto di vista il Comune deve favorire le collaborazioni tra servizio pubblico e volontariato in particolare afferente al Terzo Settore (ETS), secondo il già citato principio di sussidiarietà. Il Comune deve inoltre fornire strumenti per promuovere campagne di sensibilizzazione e informazione anche ai fini della prevenzione primaria e dei corretti stili di vita, sia in collaborazione con le scuole che con il SSN.
Vanno attuate campagne di verifica e abbattimento di barriere architettoniche, di sanificazione da potenziali fonti di inquinamento e patologie correlate; va posta grande attenzione ai rischi di isolamento, prevenendo il pericolo della “solitudine sociale”, in modo particolare per i più anziani, creando luoghi e attività aggreganti, e per le micro-comunità etniche, evitando isolamento e segregazione o, per converso, il sovraffollamento di centri autogestiti o dei punti di primo soccorso sanitario.
Infine, è imprescindibile il coinvolgimento del Comune di Monfalcone nella gestione del grave problema delle patologie asbesto correlate, sia attraverso le azioni di informazione, prevenzione e diagnosi precoce, sia nell’impegno per il potenziamento del centro di riferimento territoriale, ahimè rimasto di fatto quasi esclusivamente “sulla carta”.
Industria
Monfalcone è una città industriale e dunque operaia. I distretti industriali esistenti vanno seguiti dal punto di vista del loro impatto ambientale, sociale e urbano. Il consorzio va tutelato e gestito in modo che le strategie interne si sposino con le idee di sviluppo della città e senza che si creino disequilibri, così da rendere le zone industriali attrattive per gli investitori e la città (mandamento incluso) opportunamente dimensionata per la forza lavoro impiegata.
Alcune linee guida dovrebbero condurre un’adeguata politica dei processi insediativi nelle zone industriali:
1. Privilegiare aziende portatrici di va-lori ESG (Environmental, Social e Governance) e monitorare il cosiddetto rating di sostenibilità anche nei termini di un processo di miglioramento continuo;
2. Privilegiare aziende portatrici di lavoro qualificato e di processi di crescita in-terna;
3. Favorire i pro-cessi di filiera e la concentrazione di supply chain incentivando l’insediamento degli attori industriali e commerciali necessari ai settori strategici;
4. Privilegiare aziende con approcci compensativi in termini di mitigazione dell’impatto ambienta-le, sociale e lavorativo;
5. Privilegiare aziende capaci di integrarsi col territorio e col sistema scolastico e di reinserimento lavorativo
Lavoro
Il Comune non può svolgere il lavoro di ufficio di collocamento.
Le dinamiche industriali delle risorse umane sono complesse e dettate da logiche d’impresa, è inutile qualsiasi ragionamento che non ne tenga conto. Al netto di questo, l’amministrazione comunale deve porre in atto ogni possibile azione al fine della salvaguardia della dignità e della sicurezza del la-voro.
Con le imprese in-sediate il Comune deve aprire tavoli basati sulla compensazione sociale anche in termini di occupazione e impiego, sia delle nuove generazioni, sia delle categorie protette, sia delle ricollocazioni dei disoccupati, dei sottooccupati e dei nuovi occupati con contratti a tempo determinato e precari. I flussi migratori dettati dalle necessità occupazionali (ove effettivamente necessari) devono essere gesti-ti e concordati per le mille implicazioni che producono, e questo a vantaggio della città ma anche dell’impresa.
Sicurezza
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un percorso che sembra aver identificato i valori di sicurezza e ordine con una specifica ideologia. Ma l’ordine e la sicurezza sono valori completamente trasversali, figli naturali della convivenza e del rispetto delle regole. Nessuna forza politica è dispensata da tali valori e nessun cittadino può anelare a una società che ne sia priva.
La sicurezza è il risultato della convivenza responsabile attraverso il rispetto delle regole, dell’altro e dei suoi diritti, così come l’ordine è il risultato della capacità di convivere delle persone, individui che amano il bene comune e valorizzano l’altro come parte della società nella quale vivono.
La partecipazione alla costruzione del bene comune responsabilizza le persone verso il rispetto della collettività, così come la percezione del valore del mondo nel quale siamo immersi responsabilizza tutti verso la conservazione e il miglioramento degli spazi e dei beni comuni.
Nella stessa misura, l’aver dedicato una piccola parte del proprio tempo e delle proprie energie al volontariato e alla costruzione del “mondo comune” permette di apprezzarne i contenuti, valorizzarne i significati e induce a tutelarne l’essenza stessa.
Ancora una volta la famiglia, la scuola e il mondo associativo e del volontariato concorrono alla formazione di quella coscienza collettiva dalla quale derivano la solidarietà e la responsabilità sociale. Compito delle istituzioni è sostenere e favorire l’evoluzione di questi mondi attraverso il principio della partecipazione e integrando il corso ordinario dell’esistenza di ognuno con quelle esperienze che concorrono alla formazione civica della persona.
Commercio
Il commercio di vicinato va incentivato valorizzandone qualità e specificità. La concorrenza ai centri commerciali e alla grande distribuzione è impossibile (e peraltro si è dimostrata perdente ovunque), è invece auspicabile costruire uno o più centri urbani gradevoli, attraenti e frequentati, facilmente raggiungibili e vicini alle necessità di tutti i cittadini in relazione alle loro specificità (anziani, adulti, fami-glie e giovani secondo modelli caratteristici e attrattivi). Qualsiasi quartiere cittadino privato del commercio di vicinato e dei servizi declinati su base territoriale diventa automaticamente un dormitorio da cui è scomparsa la socialità o, peggio, ghetto di minoranze etniche o sociali che autogestiscono spazi e attività. Questo percorso va interrotto incentivando l’insediamento di piccole attività di vicinato commerciali e artigianali così come di pubblici servizi (bar e affini), per permettere la formazione di una comunità locale inserita nel contesto cittadino e a misura degli abitanti, in particolare delle persone anziane o impossibilitate a spostarsi autonomamente.
L’amministrazione deve impegnarsi con tutti gli strumenti a disposizione per incentivare il piccolo commercio e i servizi pubblici, sia dal punto di vista economico che normativo, ma anche rendendo i luoghi pubblici attrattivi attraverso l’utilizzo massiccio di arredo urbano, piccole manifestazioni anche delocalizzate, momenti di aggregazione e intrattenimento calendarizzati sulla base delle trad-zioni esistenti e delle manifestazioni monfalconesi e locali per evitare sovrapposizioni e inutili conflittualità.
Ambiente
Monfalcone deve essere un attore protagonista nelle dinamiche ambientali a livello regionale, sia per la sua posizione geografica, sia per la sua natura industriale e di conseguenza per tutti i ragionamenti relativi all’inquinamento e ai processi antropici.
La questione ambientale non è un argomento semplice. Il presupposto di partenza è la conoscenza dei dati, sia in termini assoluti che relativi, e così anche dal punto di vista del loro andamento. La condivisione e l’interpretazione di questi dati costituisce ulteriore aspetto delicato per la loro definizione e significato.
Una valida educazione ambientale, l’adozione di pratiche corrette ed ecocompatibili, oltre che una azione coordinata dal punto di vista della gestione delle principali fonti di inquinamento (traffico urbano, industria, rifiuti, approccio ambientalista della vita quotidiana) sono azioni di rilievo fondamentali nella costituzione di una coscienza ambientale, così come è necessaria una valutazione complessiva dei parametri di inquinamento e impatto ambientale.
Relativamente all’educazione ambientale, giova ancora richiamare la già citata Agenda 2030 all’obiettivo 4, dove si specifica che è necessario promuovere “un’educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile”.
Monfalcone è un territorio fortemente antropizzato, basti pensare che quasi nulla di ciò che oggi vediamo insistere sull’ambito cittadino è di origine naturale: la costa, i bacini, le bonifiche, le risorgive intombate, il Carso, le aree industriali, il cantiere, etc. Quasi tutto ciò che ci circonda è di origine antropica. Preservare ciò che resta di naturale, educare i giovani, sensibilizzare la popolazione e incentivare l’industria verso pratiche eco-compatibili è assolutamente necessario.
Nell’azione amministrativa, il Comune deve dunque operare nel solco delle direttive del Green Deal Europeo, in particolare ai fini del rispetto dell’ambiente, al sostegno dell’innovazione, al sostegno del trasporto pubblico pulito, all’efficientamento energetico degli edifici.
È inoltre necessario agire per preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità, anche facendo leva sull’istruzione e la formazione, la “manutenzione ambientale” come forma di prevenzione, limitando il consumo di suolo e privilegiando il recupero e la rigenerazione urbana ed incentivando il riciclo e l’economia circolare.
Sport
In una realtà multietnica come Monfalcone lo sport (con la scuola) deve giocare un ruolo fondamentale nella costruzione di modelli di convivenza, condivisione di valori interetnici e cultuali, e integrazione. Le molte società sportive devono essere coinvolte in un processo di penetrazione sociale e il Comune deve costruire e gestire (anche indirettamente) spazi e strutture necessari a tal fine.
Ma lo sport ha anche la funzione di promuovere una cultura fondata sulla salute, la prevenzione, la solidarietà e il merito. Questi valori devono essere centrali nell’azione coordinata dell’amministrazione e delle molte eccellenze del territorio, tanto nelle attività agonistiche di ogni livello e grado quanto nelle pratiche di promozione e ludico motorie aperte a ogni età e categoria di appassionati.
L’amministrazione deve impegnarsi nella gestione, ammodernamento e se necessario nella costruzione di strutture destinate ad ogni sport, incentivando il rispetto delle persone e dell’ambiente, ed integrando scuole e associazioni sportive e di promozione al fine di divulgare la pratica sportiva e della vita attiva per ogni fascia di età.
Ora che la campagna elettorale è ufficialmente iniziata, quello che si chiedono gli elettori è che cosa possa offrire chi si propone come alternativa alla coalizione che guida oggi Monfalcone.
Per quanto riguarda il programma della coalizione uscente, infatti, l’attesa è che il candidato prosegua le politiche già in atto da quasi nove anni, senza deviare dalla linea disposta dalla precedente sindaca, attuale assessore ma di fatto colei che ancora oggi prende ogni decisione e che, in caso di vittoria, con ogni probabilità continuerebbe a farlo.
Cosa può dunque proporre, di alternativo, chi la pensa diversamente? La domanda non è da poco perché in un mondo dominato dai media, dove solo ciò che si manifesta in modo spettacolare viene notato, questa amministrazione ha prodotto un crescendo di effetti speciali che possono veramente trarre in inganno chi non ha la capacità o la voglia di un’analisi approfondita. Questa amministrazione ci ha infatti abituato a una narrazione magnificente, fatta di molti annunci ma anche di un’intensa attività edilizia, di continue inaugurazioni, di una presenza pervasiva su tutti i media, sui quali compariva la sin-daca e continua ad apparire l’assessora in tenuta operativa, elmetto in testa, onnipresente, a rappresentare una sindaca dinamica, sempre sul pezzo. E sempre pronta ad an-nunciare richieste, mozioni, interrogazioni al Governo, alla Regione, all’Europa, su tematiche di ogni genere. Difficile trovare un’amministrazione capace di dare un’immagine di maggior efficienza.
Eppure, la prima analisi che dovrebbe fare una persona prima di andare a votare dovrebbe essere: la mia qualità della vita in questi nove anni è migliorata? Vivibilità, fornitura di servizi, commercio, attenzione alle tematiche sociali, all’ambiente, alla salute, allo sport e all’associazionismo, rapporti con Fincantieri, cultura, scuola, inclusione, tensione abitativa sono effettivamente migliorati? A Monfalcone si vive meglio di come si viveva nove anni fa?
Per quanto riguarda le opere pubbliche, per le quali l’attuale Amministrazione ha attinto a fondi che si sono resi disponibili a partire dal 2016 con il superamento della cosiddetta spending review, sono stati aperti numerosi cantieri, alcuni dei quali sono stati anche completati, come p.e. la Piazza e una pista ciclabile. Ma c’è stata la demolizione completa di tre scuole, con i conseguenti disagi per la popolazione scolastica, per il cui completamento ci vorranno anni. Era indispensabile farlo in questo modo o si poteva pianificare meglio per diminuire i disagi? La grande ro-tonda davanti al porticciolo procede a rilento: invece di pensare alla spettacolarità degli eventi si poteva pianificare meglio?
Nel complesso, questa Giunta del “fare” ha perseguito un progetto armonico di sviluppo della città? Oppure si è impegnata in progetti a macchia di leopardo tanto per di-mostrare la capacità di impostare opere senza tenere conto del disagio dei cittadini? Tutti questi cantieri ci migliorano la vita?
Il problema della coesistenza di tante etnie presenti a Monfalcone è stato affrontato in maniera estrema-mente conflittuale, specie nei confronti di quella bangladese, con un ampio coinvolgi-mento della macchina della giustizia e tanta pubblicità a livello nazionale e internazionale. È stato un bene? Viviamo meglio adesso? Siamo contenti dell’immagine di Monfalcone in Italia e nel mondo? Ci riconosciamo in questo modo di fare, sentiamo che il mandato elettorale che ha avuto questa Giunta sia stato agito per il meglio?
Quello che questa amministrazione, o forse è più esatto dire questa (ex) sindaca, ha intrapreso è andato oltre la gestione di un Comune di 30.000 abitanti, perché ha profondamente politicizza-to il proprio mandato. Monfalcone è diventata un caso politico, da cui i politici di destra di tutta Italia hanno tratto spunto per una gestione conflittuale dei rap-porti con i cittadini che non sono originari del nostro Paese e con tutti coloro che ne difendo-no i diritti. Monfalcone è diventata un laboratorio di conflittualità e di rifiuto dell’inclusione a livello nazionale, con echi anche oltreconfine. È questo che viene chiesto a un sindaco?
Questa lotta insensata contro i cittadini non autoctoni produce benessere? La chiusura nei loro confronti ci fa del bene? Questa interpretazione arbitraria di usi e tradizioni, dove tutto deve essere “identitario”, ci trova d’accordo? Credo che a queste domande la maggior parte dei monfalconesi avrebbe difficoltà a rispondere di sì. Questi cittadini però devono sapere che, se non sono d’accordo con questo modo di governare la città, devono esprimerlo nell’unica maniera possibile, e cioè andando a votare, altrimenti il loro dissenso rimarrà lettera morta.
Poi ci sono i cittadini che credono ferma-mente che questa Giunta abbia fatto bene. A loro non si può chiedere altro che riflettere su quanto di questo “bene” sia a loro vantaggio e quanto invece a esclusivo vantaggio della politica, o di qualche partito.
Infine ci saranno quelli che diranno “Sì, io non sono completa-mente d’accordo con quello che hanno fatto, ma almeno...”. Ecco, sulla logica dell’“almeno” vorrei fare qualche riflessione. Magari la prossima volta.
Massimo Bulli
20 giugno 2022
15 luglio 2022
18 luglio 2022
26 luglio 2022
Qualche foto dalla conferenza di presentazione della nostra Lista - 7 maggio 2022
Un breve lavoro, tra il serio e il faceto, come si usa dire, che tratteggia alcune conclusioni in modo stringato ma definito, traendo lo spunto proprio dalle 9 “promesse” della campagna elettorale del centrodestra del 2016.
Buona lettura progressista!